giovedì 3 luglio 2014

MAFIA O NON MAFIA QUESTO E' IL PROBLEMA

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Tav, la ‘ndrangheta aveva il suo investigatore privato ”con aderenze nella polizia”. E in politica volevano ”far eleggere un Cetto Laqualunque”


arresti-carabinieriNon si spegne l’eco del grande blitz effettuato ieri all’alba dai carabinieri su ordine dell’Antimafia torinese, che ha portato a molti arresti ma che ha pure – a prescindere dalle dichiarazioni che ostentano serenità – destabilizzato parte dei mondi imprenditoriale e politico della regione. Non si spegne, perchè emergono particolari nuovi, alcuni decisamente inquietanti come quello legato a Giovanni Ardis. Costui, investigatore privato, fungeva da “sentinella” per i soggetti coinvolti negli affari mafiosi: li avvisava, li proteggeva, e  - secondo il gip – è un elemento che “acquisisce informazioni riservate circa eventuali investigazioni nei loro confronti (dei boss, ndr)” e “vanta aderenze nell’ambito delle forze di polizia e polizia locale”. Si dice sia in ottimi rapporti col maresciallo dei Carabinieri di Beinasco. Ma anche che un ispettore della Municipale di Torino lo aiutasse a rimuovere le microspie piazzata dagli investigatori.
E sulle ombre di corruzioni tra le forze dell’ordine si innesta il discorso che riguarda quella sulla politica, ovviamente. Le intercettazioni telefoniche mettono in una posizione difficile Domenico Verduci, candidato nel centrosinistra con i Moderati al comune di Grugliasco, e di Antonino Triolo, parimenti in corsa per quello di Bruzolo. Entrambi, pizzicati a cena con alcuni imprenditori mafiosi arrestati ieri mattina, risulteranno poi regolarmente eletti. Uno degli ‘ndranghetisti più interessato a mettere le mani sulla “torta” del Tav, Giovanni Toro, uscendo da uno degli appuntamenti con i due politici dirà “Ci vuole anche qui un Cetto Laqualunque, dobbiamo farne eleggere uno”. E – mentre già riprendono i probabili vandalismi ai danni delle imprese che lavorano sulla Torino-Lione – il movimento NoTav freme di indignazione al pensiero dei quattro arrestati, in carcere da mesi con l’accusa di terrorismo, per avere danneggiato un compressore della Italcoge; già, perchè il titolare della stessa, Ferdinando Lazzaro, risulta pur’egli tra gli indagati (trattasi di smaltimento illeciti di rifiuti all’interno di cave).

Dopo aver fondato il suo giornale nel 2013, la Yakuza, la mafia giapponese, lancia un sito internet, accompagnandolo alla composizione di una propria colonna sonora, una canzone aziendale in stile tradizionale, che parla delle virtù dello spirito Ninkyo, come l’ideale della mascolinità che combatte le ingiustizie e aiuta i più deboli. In un periodo di calo della membership, l’organizzazione criminale del Giappone corre ai ripari e lo fa sfruttando la tecnologia. Il portale web è stato creato dal sesto Yamaguchi-gumi, uno dei clan mafiosi più importanti della Yakuza, che si divide in “cosche” come avviene in Italia. Ma perché la Yakuza può fare tutto questo? La risposta risiede nel fatto che in Giappone, questa organizzazione non è illegale, per quanto operi nel ramo della prostituzione e dell’estorsione. La polizia ha sempre tollerato le loro operazioni, talvolta facendosi corrompere per coprire i gesti più violenti. Nel paese del Sol Levante, i clan della Yakuza sono delle vere e proprie società, con quartieri generali e soci. Tuttavia, i membri sono sempre più in calo; al momento, il numero di adesioni è ai minimi storici, ecco perché stanno nascendo tutte queste iniziative. Già, nel 2013, c’era stata la pubblicazione del magazine dedicato ai soci, che comprendeva anche una pagina della poesia, nonché degli “editoriali” scritti dai capi. Il nome del sito internet, però, non è incentrato sul gruppo Yamaguchi-gumi o sulla Yakuza, ma ha tutt’altro titolo. Tradotto in italiano, infatti, il nome del sito è “La allenza della messa al bando della droga e della purificazione della nazione”. Dalla struttura molto semplice, il sito contiene materiale video, gallerie fotografiche e la storia dell’associazione mafiosa.
Tra i video pubblicati sul sito, uno mostra il pellegrinaggio a un tempio, certamente un’immagine lontana dagli stereotipi sulla mafia giapponese. Eppure, la Yakuza è diversa dalla Mafia italiana. Niente pizzini o arresti dopo anni di latitanza, come avvenuto al boss Bernardo Provenzano. In Giappone, i membri della Yakuza sono visti più come uomini d’affari che come criminali. Inoltre, gli episodi di violenza sono molto meno praticati da questa organizzazione, che non fa stragi o agguati sanguinari. Per i più curiosi, ecco qui il sito internet lanciato dalla Yakuza:
Tatuaggi Yakuza
  • Tatuaggi Yakuza
  • Animale tatuato sul petto
  • Braccia tatuate
  • Demone sull'addome

Ma la Yakuza non è solo crimine, siti internet e magazine, bensì è famosa anche per i particolari tatuaggi che decorano l’intero corpo dei loro membri. I disegni sono i più diversi, ma ci sono dei soggetti più diffusi, come il dragone e la tigre. Nonostante questa tradizione, gli affiliati della Yakuza tengono nascosti i loro tatoo, al punto che pochi giapponesi conoscono questa pratica. Inoltre, in molti luoghi pubblici, come le palestre, in Giappone è vietato l’ingresso alle persone tatuate. Eppure, i tatuaggi Yakuza hanno un fascino che ha travalicato i confini giapponesi e ora si sono diffuse delle imitazioni anche in Occidente.

INUTILE CHE VOI VI STUPIATE!
FRA POCO LE AVREMO TUTTE IN CASA.
TUTTE LE MAFIE DEL MONDO HANNO
TROVATO IN EUROPA,MA IN 
PARTICOLARE IN ITALIA IL LORO 
PERFETTO HABITAT.
ANCHE DOVESSERO ARRIVARE GLI 
ALLIENI,LA PRIMA DELEGAZIONE CHE 
DOVESSE SBARCARE SAREBBE DI
SICURO DI "MAFIOSI MARZIANI".
LA TECNOLOGIA PER "COLLEGARSI"
CON I NOSTRI APPARATI BUROCRATICI
SAREBBE PER LORO UN GIOCO DA
RAGAZZI.


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