Tav, mobilitazioni in tutta Italia contro “le grandi opere inutili”
OMBARDIA
Lombardia soffocata dal cemento, la Regione accelera su una legge contro il consumo di suolo
Secondo i dati Legambiente in 50 anni abbiamo perso un quarto delle terre coltivabili. Il rapporto 2014 sul consumo di suolo propone nuove regole per arginare le cattiva gestione del territorio
È stato presentato oggi, giovedì 5 giugno, il rapporto 2014 del Centro ricerca sui consumi di suolo.
Uno studio realizzato da Legambiente, dall'Istituto nazionale di Urbanistica e dal Dipartimento di Architettura e Studi urbani del Politecnico di Milano. Il rapporto, pubblicato grazie al contributo di Fondazione Cariplo e Regione Lombardia, rappresenta un esempio di sinergia positiva tra enti ed istituzioni diverse, accomunate da un unico obbiettivo: fornire una risposta efficace al consumo di suolo. Un tema su cui Legambiente aveva avanzato un disegno di legge di iniziativa popolare nel 2009 e che vede ora in prima fila anche tre Regioni italiane, Lombardia, Veneto e Toscana.
Nello specifico il rapporto non si concentra sui numeri, bensì sulle politiche, sulle proposte e sugli orientamenti emergenti nelle tre regioni in cui la discussione sul consumo di suolo ha acquisito sostanza e spessore istituzionale. In Toscana e Lombardia infatti l'elaborazione dei testi di legge sull'argomento procede a passo spedito. In particolare in Lombardia il progetto di legge nato su impulso della maggioranza e ora all'esame della Commissione Territorio del Consiglio Regionale è atteso per le votazioni in aula nel prossimo mese di luglio.
«La proposta di legge lombarda introduce strumenti adeguati a scoraggiare il consumo di suolo, certo è che agire è divenuto un'urgenza, per questo la legge deve farsi carico da subito della regolazione degli usi del suolo e non aspettare che l'attuale ciclo di pianificazione si concluda - rilevaAndrea Arcidiacono, docente del Politecnico e membro del direttivo nazionale di INU - perchè mentre noi discutiamo, i comuni continuano a pianificare enormi sacrifici di suolo. Basti pensare che nei PGT approvati fino a inizio 2014 sono previste urbanizzazioni su oltre 41.000 ettari di suoli liberi: un valore ancora più alto di quello realmente registrato nell'ultimo decennio e che non può essere dato per acquisito».
Da Legamabiente fanno sapere che è ingeneroso scaricare tutte le responsabilità sugli enti locali, perchè in tempi di depressione del mercato immobiliare, i maggiori propulsori di consumo di suolo sono a livello di organi centrali, Stato e Regioni, che, attraverso programmi di infrastrutture, soprattutto strade e autostrade, determinano un' elvata urbanizzazione del territorio a cui si somma quella indotta dalle scelte urbanistiche locali.
«Finchè i suoli liberi continueranno a costituire gli spazi più redditizi per localizzare interventi immobiliari, parlare di rigenerazione urbana o di edilizia del recupero resterà poco più che un esercizio retorico - conclude Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - davvero sarebbe inconcepibile che l'atteso nuovo ciclo dell'edilizia riproponesse lo spreco di spazi e di risorse territoriali che lo ha contraddistinto nell'ultimo cinquantennio, in cui la Lombardia ha perso un quarto delle sue terre coltivate, invece che recuperare il tantissimo dismesso che c'è nelle città e farne occasione di rilancio, qualificazione e competitività dell'intera infrastruttura urbana presente nella nostra Regione».
Uno studio realizzato da Legambiente, dall'Istituto nazionale di Urbanistica e dal Dipartimento di Architettura e Studi urbani del Politecnico di Milano. Il rapporto, pubblicato grazie al contributo di Fondazione Cariplo e Regione Lombardia, rappresenta un esempio di sinergia positiva tra enti ed istituzioni diverse, accomunate da un unico obbiettivo: fornire una risposta efficace al consumo di suolo. Un tema su cui Legambiente aveva avanzato un disegno di legge di iniziativa popolare nel 2009 e che vede ora in prima fila anche tre Regioni italiane, Lombardia, Veneto e Toscana.
Nello specifico il rapporto non si concentra sui numeri, bensì sulle politiche, sulle proposte e sugli orientamenti emergenti nelle tre regioni in cui la discussione sul consumo di suolo ha acquisito sostanza e spessore istituzionale. In Toscana e Lombardia infatti l'elaborazione dei testi di legge sull'argomento procede a passo spedito. In particolare in Lombardia il progetto di legge nato su impulso della maggioranza e ora all'esame della Commissione Territorio del Consiglio Regionale è atteso per le votazioni in aula nel prossimo mese di luglio.
«La proposta di legge lombarda introduce strumenti adeguati a scoraggiare il consumo di suolo, certo è che agire è divenuto un'urgenza, per questo la legge deve farsi carico da subito della regolazione degli usi del suolo e non aspettare che l'attuale ciclo di pianificazione si concluda - rilevaAndrea Arcidiacono, docente del Politecnico e membro del direttivo nazionale di INU - perchè mentre noi discutiamo, i comuni continuano a pianificare enormi sacrifici di suolo. Basti pensare che nei PGT approvati fino a inizio 2014 sono previste urbanizzazioni su oltre 41.000 ettari di suoli liberi: un valore ancora più alto di quello realmente registrato nell'ultimo decennio e che non può essere dato per acquisito».
Da Legamabiente fanno sapere che è ingeneroso scaricare tutte le responsabilità sugli enti locali, perchè in tempi di depressione del mercato immobiliare, i maggiori propulsori di consumo di suolo sono a livello di organi centrali, Stato e Regioni, che, attraverso programmi di infrastrutture, soprattutto strade e autostrade, determinano un' elvata urbanizzazione del territorio a cui si somma quella indotta dalle scelte urbanistiche locali.
«Finchè i suoli liberi continueranno a costituire gli spazi più redditizi per localizzare interventi immobiliari, parlare di rigenerazione urbana o di edilizia del recupero resterà poco più che un esercizio retorico - conclude Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - davvero sarebbe inconcepibile che l'atteso nuovo ciclo dell'edilizia riproponesse lo spreco di spazi e di risorse territoriali che lo ha contraddistinto nell'ultimo cinquantennio, in cui la Lombardia ha perso un quarto delle sue terre coltivate, invece che recuperare il tantissimo dismesso che c'è nelle città e farne occasione di rilancio, qualificazione e competitività dell'intera infrastruttura urbana presente nella nostra Regione».
5/06/2014
lL'ITALIA E' SEMPRE DI PIU' UNA NAZIONE
FONDATA SUL CEMENTO ( MAGARI
ANCHE DI DUBBIA QUALITA')
MA ANCHE DA "DUBBI" DI CHIARA ED
EVIDENTE QUALITA'.
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